Nina

di Majo

Nina di Majo

Critica

E. Natta Recensione: Autunno «Nel naufragio generale del cinema italiano alla Mostra di Venezia c'è stato anche chi si è salvato. È il caso di Autunno, della ventiquattrenne Nina di Majo, film che meglio di tanti altri sa esprimere il disagio giovanile delle nuove generazioni e quel malessere esistenziale impregnato di insicurezza, difficoltà di vivere e di comunicare. Con un buon bagaglio professionale alle spalle [...] Nina di Majo mette a nudo l'incapacità di socializzazione e le nevrosi ossessive di alcuni ragazzi della Napoli bene che, per nulla aiutati dagli adulti, annaspano inutilmente nel tentativo di dare un senso alla propria vita, di tessere rapporti umani fatti di comprensione e solidarietà. La regista (anche attrice di talento) ha il merito di aver messo in scena i suoi personaggi dando prova di misura e sensibilità, ma soprattutto rivelando un tocco di sottile ironia che non stona con la malinconia che permea tutto il film».

Fabrizio Colamartino Recensione: Autunno Il dato di più evidente interesse in quest’opera prima di Nina di Majo è la capacità che il film ha, nonostante l’ambientazione e i personaggi (soprattutto quelli di Matteo e Costanza) scelti per rappresentare il microcosmo esplorato, di sottrarsi a una serie di stereotipi. Napoli e i giovani sono stati, forse per troppo tempo, due elementi ampiamente sfruttati dal cinema italiano, specie se poi abbinati e calati in un generalizzato contesto di degrado sociale e delinquenza. All’altrettanto comune e opposta tendenza a mettere in evidenza estroversione e vitalità tipiche del mondo partenopeo, la giovanissima regista risponde attraverso una serie di scelte che si rivelano fondamentali per la riuscita del film. I personaggi principali di Autunno; infatti, fanno tutti parte di un ambiente alto-borghese, colto e raffinato, nei confronti del quale è difficile cedere a un vero e proprio sentimento di compassione: pur essendo portatrici di un male oscuro dell’esistenza sicuramente straziante e degno di rispetto, le figure del racconto sono segnate – prima fra tutte quella di Costanza, interpretata dalla stessa autrice – da una freddezza così poco meridionale che spiazza lo spettatore alla ricerca di facili e conosciuti appigli cui aggrapparsi per orizzontarsi in un film che, intelligentemente, smentisce le proprie origini senza, tuttavia, tradirle. Fabrizio Colamartino

Recensione: Matrimoni e altri disastri 3° film, e il più maturo, della regista napoletana, è una commedia _ in bilico sul dramma _ italiana intelligente. Fa perno su un personaggio che sembra scritto su misura per la Buy: si svolge a Firenze, dove l'altoborghese e colta Nanà ha un mese di tempo per preparare le nozze di Beatrice, la sorella più giovane, egoista, ruffiana, in viaggio all'estero. In quel mese frequenta il futuro cognato Alessandro un rampante bresciano un po' canaglia che ha tutto per non piacerle, ma di cui scopre i meriti nascosti e Nanà va in crisi. È lei la voce narrante per l'azione in flashback, ma non nell'epilogo. Nubile nevrotica e scottata dal passato aggiorna sul computer il numero dei giorni casti. Nanà infatti ha passato una vita in bianco. Tolto il padre intellettuale di cui è la preferita, si sente a torto poco amata da tutti ai quali, però, si dà con riluttante generosità. Sono in molti ad avere bisogno di lei e ne abusano. Il film non conta solo per questo personaggio di originale complessità che la Buy rende benissimo. Imbrocca anche gli altri personaggi, soprattutto quello difficile e brillante di Fabio Volo che sembra il ragazzotto tipico della sua generazione e non lo è. Alla dimensione comico-ironica provvedono con femminile perfidia Luciana Littizzetto che interpreta l'amica Benedetta che gestisce con lei una piccola libreria, Marisa Berenson un'eccentrica madre da fotoromanzo, l'ambiguo architetto di Petrocelli, il vanesio intellettuale arabo di Bakri, Jarkko Pajunen lo sfaticato gay mangione che Nanà ospita, l'esilarante amica ultraborghese Elisabetta Piccolomini, l'irresistibile nerd di Mehmet Gunsur.

Lietta Tornabuoni Recensione: Matrimoni e altri disastri Fabio Volo è il punto di forza di Matrimoni e altri disastri di Nina Di Majo: molto bravo, sa recitate il suo personaggio difficile, un giovane cialtrone amorale e grossolano ma buono e affettuoso, un tono egoista però allegro, un incivile generoso è gentile. Recitare un simile mix non è affatto semplice, è un fatto di sfumature che l'attore-scrittore risolve con bravura. Sono idee originali e ottime pure le scelte dell'agra Francesca Inaudi, del bravissimo Mohammad Bakri nella parte d'uno scrittore vanesio, di Marisa Berensen come madre distrattamente trasgressiva[...]

Massimo Bertarelli Recensione: Matrimoni e altri disastri Brava la Buy in coppia col marpione Fabio Volo.

Gian Luigi Rondi Recensione: Matrimoni e altri disastri Una Margerita senza rivali. Nina di Majo continua a dirci di sentimenti in crisi, in ambienti borghesi. Aveva cominciato con "Autunno", rappresentandoci tre solitudini che sfioravano il dramma. Si è nuovamente tenuta al dramma con "Inverno" in cui, fin dal titolo, ci faceva intendere che voleva affrontare l'inverno dei sentimenti; analizzandoli attraverso le vicissitudini di due coppie. Oggi si muove sempre attorno ai sentimenti e nuovamente in cornici borghesi, ma ai drammi, anche se qua e la si propongono, sostituisce la commedia, un po' secondo gli spunti di un certa commedia sofisticata americana. [...]

Recensione: Matrimoni e altri disastri Avventure e disavventure di Margherita Buy e Luciana Littizzetto, libraie quarantenni senza uomini. La protagonista Buy riflette sulla propria vita solitaria organizzando le nozze della sorella. Fabio Volo è bravo nel personaggio d'un attraente cialtrone.

Paolo D'Agostini Recensione: Matrimoni e altri disastri Se si dice "brillante" non si sbaglia. Consapevole e deciso il tono: da commedia brillante, quella che gli anglosassoni chiamano "sofisticata". Non comica, non satirica, non romantica. E brillante è lo svolgimento. Solitamente i buoni risultati in questo ramo vanno attribuiti alla scrittura e alla recitazione. Sul primo versante è garanzia di qualità la firma di Francesco Bruni malgrado la sua specialità (da abituale collaboratore di Virzì) appartenga alla scuola propriamente italiana della commedia densamente nutrita di umori sociali. Sul secondo si fa ammirare Margherita Buy a briglia sciolta (chi se lo sarebbe aspettato?) in un personaggio che, per brio e sensualità, non sfigura al confronto con l'icona di Katharine Hepburn. La napoletana Nina di Majo sigla l'opera terza dopo Autunno e L'inverno che l'avevano segnalata giovanissima tra fine anni 90 e inizio del decennio successivo. Ha impiegato un bel po' per scegliere una diversa maniera di orientare gli stessi umori prodotti dal suo ambiente. Se le prime prove (la prima anche da attrice) l'avevano collocata su una scia alla Woody Allen, ma nella versione "bergmaniana", qui prende la strada del sorriso dal retrogusto acido, della vena dolceamara, del tocco lieve ed elegante per indagare i disastri della famiglia e dei sentimenti. Senza rinunciare all'autobiografismo che già alimentava i precedenti suoi titoli, s'identifica nella protagonista Nanà (Buy). Ultraquarantenne, senza uomini, libraia per passione e indifferente ai conti, di famiglia altoborghese con tanti scheletri nell'armadio, colta e intelligente, nevrotica ed esigente, sfigata ma spiritosa e, malgrado le goffaggini, molto attraente. Il cuore del film è nel confronto impossibile con il futuro cognato Fabio Volo. Di origini modeste, ignorantone, di gusti repellenti agli occhi raffinati di lei e dei suoi amici snob, ma dotato di un'energia contagiosa e trascinante. Galeotta è la richiesta della sorella di lei (Francesca Inaudi), che deve partire alla vigilia delle nozze, di collaborare con il fidanzato ai preparativi. Lei riluttante se non sprezzante. Lui, sempre attaccato al telefonino, combattuto tra il prendersi gioco di quella che gli sembra una monaca e una fascinazione crescente, che strada facendo si fa sempre più intrigante. Sullo sfondo c'è un'Italia divisa tra due fronti che non si capiscono e si osteggiano. Uno orientato a sinistra secondo modalità radical-chic e ostile ai nuovi ricchi e alla nuova destra per ragioni, si direbbe, soprattutto estetiche. E un fronte "del fare" che non perde tempo con la cultura e con le regole, rozzo ma anche più autentico, composto anche da gente che viene dal basso ed è orgogliosa di essersi fatta da sé. Ma non c'è satira in prima linea. Le allusioni non sono banalmente invadenti. Le smagliature non mancano, ma lodevole è l'aver trovato un happy end non sbrigativamente "happy". Eccellenti apporti di altri interpreti, da Littizzetto ad Antonio Petrocelli.

Cristina Piccino Recensione: Matrimoni e altri disastri (...) Matrimoni e altri disastri non è una commedia familiare nel senso di quelle che - da Muccino a Virzì - hanno affollato i nostri schermi questa stagione cinematografica. Al compiacimento modello fiction-tv del «tutto-torna e al moralismo viscidamente odioso di donne noiose restauratici dell'ordine, di Majo oppone una scrittura solida a cui riesce a corrispondere una messinscena cinematografica di grazia rara. (...) Matrimoni e altri disastri è una commedia sofisticata, e tutta femminile senza remore. (...)

Dario Zonta Recensione: Matrimoni e altri disastri (...) Potrebbe sembrare una normale commedia, più o meno sofisticata, già vista. Invece la di Majo riesce a entrare nei gangli della rappresentazione sociale, senza lesinare in frecciatine e punture. (...) Matrimoni e altri disastri è un film intelligente. E questo non è poco.